DORA BASSI (1921-2007)
Scultrice e pittrice friulana, è stata protagonista e testimone dei principali movimenti dell’arte italiana del secondo Novecento.
Frequenta l’Accademia di Belle Arti di Firenze (1939) e di Venezia (1941-1944) e nel dopoguerra aderisce al neorealismo, nato dal tramontato “Fronte Nuovo delle Arti”. Successivamente entra nel gruppo “Numero” di Fiamma Vigo che a Firenze raccoglie esponenti dell’astrattismo. Negli anni sessanta apre a Udine lo studio di scultura e realizza per committenti pubblici e privati opere in terracotta, in bronzo, ferro, acciaio.
Docente di scultura all’Accademia di Brera con Dino Basaldella e Giancarlo Marchese, dal 1971 al 1991, nel clima di rinnovamento delle accademie, cura progetti didattici sulla funzione della scultura per la riqualificazione di spazi urbani. A Milano collabora con la rivista “Lapis” di Lea Melandri, scrive pezzi critici su figure poco note in Italia, tra cui Charlotte Salomon, Leonor Fini, Leonora Carrington, Remedios Vaaro, Georgia O’Keeffe, Jenny Holzer. Partecipa ai congressi dell’associazione IAWA (International women and arts) e presiede fino al 1991 il gruppo DARS di Udine (Donna Arte Ricerca Sperimentazione) curando le mostre internazionali a tema in cui espongono artiste italiane ed europee.
La costante produzione e l’attività espositiva in Italia e all’estero degli anni Settanta e Ottanta registra negli anni Novanta una svolta. Dora Bassi, che ha attinto nei luoghi dell’arte l’intensità espressiva del colore, materia per le sue forme plastiche, che ha dialogato con l’astrazione e il concettuale inizia un percorso solitario, svincolato dalle regole di mercato e da interferenze di teorie estetiche. La nuova fatica parla di libertà dell’autore, di materia che si trasforma in luce.
Negli ultimi venti anni di attività e fino alla morte i suoi lavori conquistano raffinatezza pittorica, entrano nella dimensione narrativa dell’ arte iscritta nella percezione dell’esistenza e dei suoi echi. Dora Bassi realizza cicli pittorici che attingono immagini dalla memoria, crea spazi in cui immerge oggetti del quotidiano che evocano le inquietudini della contemporaneità. Il racconto è il suo movente, la materia è la vecchia pittura ad olio, il mezzo è la luce emanata dalla tela, leggera, evocativa, allusiva .
“Se nel suo lavoro gli stili si modificano – scrive Elena Pontiggia – unica e coerente rimane la sua tematica. La sua arte, aldilà delle diverse fisionomie, ha un solo soggetto: la vita. Dora parla sempre della vita: nelle sue manifestazioni (gli uomini, la natura, il rapporto tra i sessi, la quotidianità) nei suoi sentimenti (l’amore, la sofferenza, il sogno, la memoria) nelle sue stagioni (l’infanzia, la giovinezza, l’epoca della senilità e del presentimento della morte). Queste cose le stavano a cuore e queste ha sempre cercato di rappresentare.” (E. Pontiggia, Dora Bassi .Una ricerca instancabile. Opere dal 1950 al 2006).
Dora Bassi si spegne a Udine il 7 agosto 2007. Gorizia, città della sua giovinezza, riceve in donazione alcune opere dell’ultimo periodo.